I Borghi di Octavia

Manta e le produzioni collinari

Il Comune di Manta è ricco di storia; il suo castello è tra i più importanti del nord Italia per la ricchezza del suo apparato decorativo. Manta è, oggi, capitale regionale della produzione e del commercio di frutta, e costituisce un polo logistico di importanza strategica europea. Gli affreschi nelle sale del castello sono ricchi di riferimenti a piante e alberi da frutta, a testimonianza dell’importanza della frutta nell’economia locale, anche nei secoli scorsi.

«…ma soprattutto ammirando l’arte con il ciclo dei Nove Eroi e delle Nove Eroine e la scena della Fonte della Giovinezza…»

Scoprire Manta

Un piccolo borgo collocato all’estremità occidentale del territorio di Octavia, che conserva alcuni dei più affascinanti tesori dell’arte gotica italiana, famosi forse più all’estero che a casa propria. Manta non è solo una delle perle di Octavia, il borgo con il suo fitto sistema di strade e viottoli di acciottolato, il Castello, le chiese medievali e barocche, i sentieri verdeggianti e i frutteti a perdita d’occhio rappresenta uno dei siti di maggior interesse del Piemonte.

Non possiamo che consigliarvi di venire a scoprirne i sapori e i colori osservando i frutteti che con geometrica regolarità si perdono nella pianura, immergendovi nei sentieri collinari, ma soprattutto ammirando l’arte con il ciclo dei Nove Eroi e delle Nove Eroine e la scena della Fonte della Giovinezza che decorano le pareti della Sala Baronale del Castello e il fascino inaspettato della Chiesa di Santa Maria del monastero, nella quale romanico, gotico e barocco convivono in un mix perfetto di architettura e arti decorative.

Castello della Manta

Uno scrigno di bellezze inestimabili, non perdete uno dei più
interessanti tesori dell’arte cortese europea.

Aperto da marzo a novembre dalle ore 10 alle 18.
Proprietà del FAI Tel 0175 87822. Indirizzo: Via De Rege Thesauro, 5.

Santa Maria Al Castello

Come il castello al quale è annessa, rappresenta un scrigno dove
ammirare cicli pittorici di epoche diverse.

Aperto da marzo a novembre dalle 10 alle 18.
Proprietà del FAI Tel 0175 87822. Indirizzo: Via De Rege Thesauro, 5.

Santa Maria del Monastero

Uno dei più antichi monumenti cristiani del Piemonte,
dove epoche diverse creano un mix affascinante.

Visitabile liberamente la domenica dalle ore 14.30 alle 18.30,
da marzo a settembre. Tel. (Comune) 0175 85205. Indirizzo: Via Rivoira, 10.

Santa Maria degli Angeli

La chiesa parrocchiale testimone del risveglio del borgo di Manta
in epoca barocca.

Aperta in orario diurno. Indirizzo: Via Maero, 6.

Mulino di San Rocco

CPosto sul canale che attraversava l’abitato, ci racconta
della laboriosità di Manta.

Visitabile liberamente. Indirizzo: Via Giuseppe Garibaldi 206.

Santuario del Leone

Di origini trecentesche il santuario sulla collina è stato sede di una delle prime
parrocchie di Manta.

Indirizzo: via San Leone.

Scoprire Manta

Un piccolo borgo collocato all’estremità occidentale del territorio di Octavia, che conserva alcuni dei più affascinanti tesori dell’arte gotica italiana, famosi forse più all’estero che a casa propria. Manta non è solo una delle perle di Octavia, il borgo con il suo fitto sistema di strade e viottoli di acciottolato, il Castello, le chiese medievali e barocche, i sentieri verdeggianti e i frutteti a perdita d’occhio rappresenta uno dei siti di maggior interesse del Piemonte.

Non possiamo che consigliarvi di venire a scoprirne i sapori e i colori osservando i frutteti che con geometrica regolarità si perdono nella pianura, immergendovi nei sentieri collinari, ma soprattutto ammirando l’arte con il ciclo dei Nove Eroi e delle Nove Eroine e la scena della Fonte della Giovinezza che decorano le pareti della Sala Baronale del Castello e il fascino inaspettato della Chiesa di Santa Maria del monastero, nella quale romanico, gotico e barocco convivono in un mix perfetto di architettura e arti decorative.

Castello della Manta

Uno scrigno di bellezze inestimabili, non perdete uno dei più
interessanti tesori dell’arte cortese europea.

Aperto da marzo a novembre dalle ore 10 alle 18.
Proprietà del FAI Tel 0175 87822. Indirizzo: Via De Rege Thesauro, 5.

Santa Maria Al Castello

Come il castello al quale è annessa, rappresenta un scrigno dove
ammirare cicli pittorici di epoche diverse.

Aperto da marzo a novembre dalle 10 alle 18.
Proprietà del FAI Tel 0175 87822. Indirizzo: Via De Rege Thesauro, 5.

Santa Maria del Monastero

Uno dei più antichi monumenti cristiani del Piemonte,
dove epoche diverse creano un mix affascinante.

Visitabile liberamente la domenica dalle ore 14.30 alle 18.30,
da marzo a settembre. Tel. (Comune) 0175 85205. Indirizzo: Via Rivoira, 10.

Santa Maria degli Angeli

La chiesa parrocchiale testimone del risveglio del borgo di Manta
in epoca barocca.

Aperta in orario diurno. Indirizzo: Via Maero, 6.

Mulino di San Rocco

CPosto sul canale che attraversava l’abitato, ci racconta
della laboriosità di Manta.

Visitabile liberamente. Indirizzo: Via Giuseppe Garibaldi 206.

Santuario del Leone

Di origini trecentesche il santuario sulla collina è stato sede di una delle prime
parrocchie di Manta.

Indirizzo: via San Leone.

Manta si racconta

Fondato nel XIII come fortilizio militare e più volte rimaneggiato nel corso dei secoli il Castello della Manta domina il centro abitato dal poggio collinare che si inerpica lungo il crinale alpino. Nato come roccaforte, l’edificio fu oggetto di un’importante opera di trasformazione nel ‘400 grazie a Valerano, signore e reggente del Marchesato di Saluzzo. All’inizio del Seicento, a causa di problemi di successione e di vendite, il castello entrò in fu una fase di decadenza e verso la fine del Settecento venne di fatto abbandonato fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando i nuovi proprietari ovvero i Radicati di Marmorito portarono avanti importanti opere di restauro. Quest’ultimi riuscirono a recuperare il salvabile e abbatterono l’ala fatiscente di nord-est risalente ai tempi di Valerano.
Al suo interno il castello conserva alcuni tesori dell’arte gotica e manierista che ne fanno uno dei beni culturali piemontesi più famoso nel mondo. La “Sala delle Grottesche” rappresenta infatti uno splendido esempio di tardo-manierismo piemontese con la sua volta decorata a grottesche, la complessa iconografia e il fregio ornato con motivi decorativi in stucco e con al centro le iniziali di Michele Antonio.
Il fiore all’occhiello del castello è però la “Sala baronale“, uno spazio che ha saputo attraversare indenne sei secoli di storia è che restituisce ai visitatori l’autenticità di una sala tardo medievale. All’interno di questo spazio spicca la qualità dei due cicli affrescati, quello della Fontana della Giovinezza e quello dei Prodi e delle Eroine. Entrambi rappresentano alcune delle più importati testimonianze dell’arte cortese tardomedievale in Europa. Nel 1984 il castello fu donato al FAI (fondo ambiente italiano) dalla famiglia Provana- De Rege e da allora è diventato oggetto di importanti interventi di restauro, a cui sono stati affiancati qualificati studi. Da non perdere è la cappella del Cristo risorto voluta da Michele Antonio Saluzzo, che risale alla fine del ‘500. 

Voluta da Valerano da Saluzzo durante il periodo della sua reggenza (1416 – 1426), costituisce un tutt’uno con il complesso monumentale del Castello della Manta ed è situata sul fianco del castello. Dedicata agli abitanti del borgo, ne divenne in seguito la chiesa parrocchiale. In origine si presentava con un’unica navata conclusa dal presbiterio, ma in seguito a numerosi rimaneggiamenti vennero costruite delle cappelle laterali come quella funeraria di Michele Antonio e vennero distrutti quasi tutti gli affreschi risalenti al ‘400.

Nel 2003-2004, in seguito ad alcuni restauri, sono stati messi in luce dei lacerti dipinti sulle pareti laterali e nel coro una splendida Storia della Passione. Il coro, di pianta quadrata e di piccole dimensioni, presenta tre lunette con alla base un velario a motivi geometrici, affollate di personaggi e architetture. Sulla parete di fondo è visibile la Crocifissione; sulle pareti nord e sud, in due registri, le scene della passione si susseguono da sinistra verso destra con, a nord: l’ingresso in Gerusalemme, il tradimento di Giuda e l’ultima Cena, sul registro inferiore, la lavanda dei piedi, la preghiera nell’orto degli ulivi e la cattura. Invece sulla parete sud, in alto, sono raffigurati Cristo davanti a Caifa, il rinnegamento di Pietro, Cristo deriso e poi davanti a Pilato. Sul registro inferiore l’andata al Calvario, in cui si apre la finestra che dà luce all’ambiente.

Voluta da Valerano da Saluzzo durante il periodo della sua reggenza (1416 – 1426), costituisce un tutt’uno con il complesso monumentale del Castello della Manta ed è situata sul fianco del castello. Dedicata agli abitanti del borgo, ne divenne in seguito la chiesa parrocchiale. In origine si presentava con un’unica navata conclusa dal presbiterio, ma in seguito a numerosi rimaneggiamenti vennero costruite delle cappelle laterali come quella funeraria di Michele Antonio e vennero distrutti quasi tutti gli affreschi risalenti al ‘400.

Nel 2003-2004, in seguito ad alcuni restauri, sono stati messi in luce dei lacerti dipinti sulle pareti laterali e nel coro una splendida Storia della Passione. Il coro, di pianta quadrata e di piccole dimensioni, presenta tre lunette con alla base un velario a motivi geometrici, affollate di personaggi e architetture. Sulla parete di fondo è visibile la Crocifissione; sulle pareti nord e sud, in due registri, le scene della passione si susseguono da sinistra verso destra con, a nord: l’ingresso in Gerusalemme, il tradimento di Giuda e l’ultima Cena, sul registro inferiore, la lavanda dei piedi, la preghiera nell’orto degli ulivi e la cattura. Invece sulla parete sud, in alto, sono raffigurati Cristo davanti a Caifa, il rinnegamento di Pietro, Cristo deriso e poi davanti a Pilato. Sul registro inferiore l’andata al Calvario, in cui si apre la finestra che dà luce all’ambiente.

Edificata dalla comunità a partire dal 1626 e ampliata nel 1764 ad opera di Sebastiano Riccati la chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli venne edificata per volere della comunità in sostituzione della chiesa annessa al castello, quando questa non venne più ritenuta idonea a svolgere la funzione di cura d’anime per la quale era stata realizzata nel corso del medioevo. Organizzata in tre navate e chiusa da una bella facciata neoclassica scandita da lesene e da due nicchie, la chiesa è un bell’esempio di edificio barocco e accoglie nel suo interno un prezioso fonte battesimale del 1450. Questo fonte, commissionato dal castellano agli Zabreri, artisti della Val Maira, era nell’antica parrocchiale del Castello ed è stato trasferito a Santa Maria degli Angeli solo sul finire del Novecento. Al’interno la chiesa conserva un bellissimo organo costruito nel 1906 da Francesco Vittino della celebre famiglia degli organari di Centallo e alcuni dipinti ad olio tra i quali la pala d’altare, rappresentante il trionfo della Vergine degli Angeli, opera del torinese Giacomo Grossi (1850). Il campanile, in mattone grezzo, di forme slanciate, fu eretto nel 1746 utilizzando per la base anche materiale in rovina della Chiesa di Santa Maria del Monastero. Recenti lavori hanno comportato la soluzione del pavimento e il restauro conservativo della volta e delle pareti interne.

Il mulino di San Rocco sorge lungo la via omonima che, risalendo la collina di Manta, si immette poi nella strada che porta al castello. Le prime informazioni utili sul mulino risalgono all’inizio del sedicesimo secolo. Ancora oggi il mulino è azionato grazie ai meccanismi idraulici esterni: la ruota, la “balconera” e le saracinesche del canale alimentatore. L’origine antica e la continuità d’uso mai venuta meno fino a giorni recenti, fanno di questa piccola memoria una preziosa testimonianza della storia del luogo.

Il santuario di San Leone Magno sorge sulla collina che divide il territorio di Manta da quello di Saluzzo. La chiesa è stata una delle prime parrocchie di Manta e la struttura dell’abside e le finestre ogivali fanno risalire l’edificio al XII secolo. Gli abitanti di Manta avevano un legame talmente forte legato a questo luogo ed alla devozione del Santo che nel settembre del 1800 il Consiglio Comunale elesse “San Leone Magno speciale protettore” di questo comune e circondario. Smise di funzionare come parrocchia nel 1528 perché fu annessa alla mensa capitolare di Saluzzo.

La filanda, che fu la più grande ed antica di Manta, apparteneva alla famiglia Riccati e nel 1795 occupava 38 operai, mentre nel 1814, 68. Costruita entro il Palazzo della famiglia patrizia, la filanda Riccati, è un edificio che conserva tuttora inalterate le sue valenze architettoniche ed incarna le caratteristiche dell’ambiente di lavoro tardo settecentesco. La filanda aprì i battenti l’ultimo decennio del Settecento, durante gli ultimi anni dell’ancien régime per ospitare la sola operazione di trattura dei bachi da seta. Il nucleo centrale dell’edificio consiste in una imponente tettoia a capriate lignee con una parete aperta a portico ed in passato ricoverava 40 fornelletti disposti l’uno dopo l’altro in “una stessa linea retta”, scaldati a fuoco diretto e dotati di altrettanti camini interni.

Deve il suo nome a un dipinto del Santo che combatte contro un drago che è ancora visibile sulla facciata nord-est. Sull’arco del portone d’accesso al cortile è ancora leggibile la scritta in latino di benvenuto a chi entrava. L’edificio è stato casa comunale nel corso del diciannovesimo secolo. Ora è proprietà privata.

La torre civica è uno dei simboli della città di Manta. Era la torre di guardia che una volta faceva parte delle mura del ricetto medioevale. Nel tardo ‘800 venne trasformata in torre campanaria con tanto di grande orologio. Si tratta di una costruzione austera visibile da tutte le strade di accesso al paese, l’importanza e la qualità della torre sono certificate dal fatto che essa è anche raffigurata nel Theatrum Sabaudiae di Giovenale Boetto nel 1682.

La chiesa di San Giacomo sorge fuori dal centro di Manta in corrispondenza dei primi declivi della collina per cui per accedervi è necessario risalire una scalinata che immette al piano dove si trova la cappella. La struttura è a pianta rettangolare costituita dal nucleo vero e proprio della cappella che è a pianta quadrata con antistante portico, che protegge la facciata. L’ingresso principale è rivolto a nord. Si tratta di un edificio semplice con ingresso centrale e ai due lati si trovano due finestre per l’illuminazione. Tutta la facciata è intonacata e affrescata con motivi geometrici sui pilastri e con una scena raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Giacomo e Caterina d’Alessandria al di sopra dell’ingresso. Una volta a crociera decorata con elementi floreali costituisce la copertura della cappella. Da notare sul pilastro sinistro del porticato la data 1666 ed il gioco del filetto inciso sulla lastra in marmo della soglia della cappella.

Le prime attestazioni riguardo alla chiesa di San Biagio risalgono al 1504. La chiesa si trova lungo la strada che conduce al castello e presenta una pianta particolare: ad un corpo centrale circolare sono addossati due corpi rettangolari che costituiscono la facciata ed il presbiterio. La facciata è caratterizzata dal portone, raggiungibile grazie ad una scalinata di accesso, dai fregi che lo sovrastano e da alcune piccole finestre. All’interno sono custodite una raffigurazione di San Biagio benedicente e un’immagine di Santa Liberata. Attualmente, la Cappella appartiene ad un privato ed è in disuso.