I Borghi di Octavia

Cardè e il Marchesato

Qui vogliamo affrontare la Storia e le storie, del Marchesato e dei comuni di Octavia. Le vicende storiche di queste terre sono complesse: sempre in bilico tra Francia e Italia, tra cultura signorile e contadina, tra Piemonte, Savoia e Saluzzo; sedi di castellanie, infeudate a nobili locali o provenienti da altre terre francesi o piemontesi, i paesi di Octavia sono testimonianza del lungo medioevo subalpino e della successiva rinascita dell’età moderna.

Parte di un piccolo stato, molti comuni hanno beneficiato di ricchezza e prosperità che ancora oggi si possono intravedere nel patrimonio storico e artistico custodito, fin nel più piccolo abitato o in cascine e cappelle campestri. Castelli, ingentiliscono il paesaggio e fanno da sfondo a storie locali che si fondono in quelle regionali e nazionali.

«Cardè può tuttavia mostrare al forestiero il suo Ponte sul Po, opera ardita ed anche elegante da fare onore ad una città.»
(Carlo Fedele Savio, Cardè – Cenni storici)

Scoprire Cardè

Partiamo con un primato, eh sì perché Cardè con la sua posizione a una manciata di chilometri dall’imbocco delle vallate che risalgono il Monviso, viene considerato nientemeno che il primo paese della Pianura Padana! Non a caso, il comune sorge in prossimità di un’ansa del fiume Po, un vicino di casa allo stesso tempo prezioso e ingombrante!

Una visita al centro storico di Cardè potrebbe stupirvi: l’antico Castello con il suo severo aspetto cinquecentesco, la seicentesca Chiesa parrocchiale di Santa Caterina, la Cappella dei Marchesi di San Germano, ultimi signori di Cardè, con il suo bizzarro stile neo-romanico e neo-gotico, sono tutti piccoli tesori imperdibili. Dal centro abitato è possibile programmare diverse escursioni che si immergono nei campi coltivati, una di queste porta al bel Santuario della Madonna della Salesea, circondato dai salici da cui prende il nome!

Confraternita di San Sebastiano

La chiesa, realizzata nel corso del Seicento nel centro urbano, si affaccia su Corso Vittorio Emanuele II. Visitabile su richiesta. Tel. (Parrocchia): 0172 90137.
Indirizzo: Corso V. Emanuele II, 53.

Santuario della Madonna della Salesea

Immerso nella campagna. il santurario deve il nome dalla preseza di salici in zona.Visitabile su richiesta.
Tel (Parrocchia): 017290137
Indirizzo: Via Salesea 41

Cappella dei Marchesi di San Germano

Piccolo edificio a pianta greca costruito nel 1879 in stile neogotico, sepolcro degli ultimi signori di Cardè. Struttura Privata, visitabile solo esternamente.
Indirizzo: Via Crispi 17

Castello di Cardè

Un edificio che attraversa i secoli come dimostrano le decorazioni in stile gotico e le finestre rinascimentali in cotto. Visitabili cortile e ghiacciaie su richiesta.
Tel.: 0172 90223. Indirizzo: Corso V. Emanuele II, 7.

Chiesa di Santa Caterina

Eretta nel 1324 dai marchesi di Saluzzo, oggi è parrocchiale e, dopo numerosi restauri, si presenta nella sua configurazione seicentesca. Visitabile sabato 15 – 18 e domenica fino alle 12. Indirizzo: Corso V. Emanuele II, 7

Chiesetta di San Rocco

Fuori dal centro, la Chiesa è immersa nel verde della campagna cardettese.
Visitabile su richiesta. Tel (Parrocchia) : 017290137
Indirizzo: via Ressia

Scoprire Cardè

Partiamo con un primato, eh sì perché Cardè con la sua posizione a una manciata di chilometri dall’imbocco delle vallate che risalgono il Monviso, viene considerato nientemeno che il primo paese della Pianura Padana! Non a caso, il comune sorge in prossimità di un’ansa del fiume Po, un vicino di casa allo stesso tempo prezioso e ingombrante!

Una visita al centro storico di Cardè potrebbe stupirvi: l’antico Castello con il suo severo aspetto cinquecentesco, la seicentesca Chiesa parrocchiale di Santa Caterina, la Cappella dei Marchesi di San Germano, ultimi signori di Cardè, con il suo bizzarro stile neo-romanico e neo-gotico, sono tutti piccoli tesori imperdibili. Dal centro abitato è possibile programmare diverse escursioni che si immergono nei campi coltivati, una di queste porta al bel Santuario della Madonna della Salesea, circondato dai salici da cui prende il nome!

Confraternita di San Sebastiano

La chiesa, realizzata nel corso del Seicento nel centro urbano, si affaccia su Corso Vittorio Emanuele II. Visitabile su richiesta. Tel. (Parrocchia): 0172 90137.
Indirizzo: Corso V. Emanuele II, 53.

Santuario della Madonna della Salesea

Immerso nella campagna. il santurario deve il nome dalla preseza di salici in zona.Visitabile su richiesta.
Tel (Parrocchia): 017290137
Indirizzo: Via Salesea 41

Cappella dei Marchesi di San Germano

Piccolo edificio a pianta greca costruito nel 1879 in stile neogotico, sepolcro degli ultimi signori di Cardè. Struttura Privata, visitabile solo esternamente.
Indirizzo: Via Crispi 17

Castello di Cardè

Un edificio che attraversa i secoli come dimostrano le decorazioni in stile gotico e le finestre rinascimentali in cotto. Visitabili cortile e ghiacciaie su richiesta.
Tel.: 0172 90223. Indirizzo: Corso V. Emanuele II, 7.

Chiesa di Santa Caterina

Eretta nel 1324 dai marchesi di Saluzzo, oggi è parrocchiale e, dopo numerosi restauri, si presenta nella sua configurazione seicentesca. Visitabile sabato 15 – 18 e domenica fino alle 12. Indirizzo: Corso V. Emanuele II, 7

Chiesetta di San Rocco

Fuori dal centro, la Chiesa è immersa nel verde della campagna cardettese.
Visitabile su richiesta. Tel (Parrocchia) : 017290137
Indirizzo: via Ressia

Cardè si racconta

Fuori dal centro, la Cappella di San Rocco, protettore degli appestati, dei viandanti e degli animali, è immersa nel verde della campagna cardettese.

Il ponte di Cardè è il primo in cemento armato costruito sul Po con sistema Hennebique.

La struttura venne progettata e costruita dall’Impresa Ingegneri Giay Emilio ed Eugenio di Torino per sostituire la passerella in legno preesistente, perennemente danneggiata dalle piene stagionali, e per collegare Cardè alla frazione Ormea, a Barge e Villafranca Piemonte. In precedenza, le persone ed i carichi pesanti venivano traghettati da una sponda all’altra del fiume dal portolano, la cui figura sparì definitivamente nel 1915. I lavori per la sua realizzazione durarono da febbraio a dicembre 1914.

Il 6 ottobre 1919 l’onorevole Camillo Peano, il cui interessamento rese possibile la realizzazione della struttura, tenne un discorso durante la cerimonia di inaugurazione del ponte, ufficiata dal prevosto Lorenzo Pronino, alla presenza del sindaco Gaspare Bollati, dei consiglieri provinciali e dei rappresentanti dai comuni circonvicini.

In tutta la sua storia, il ponte rischiò molte volte di venir abbattuto. Nel settembre 1944, in piena guerra, alcuni cacciabombardieri americani lanciarono delle bombe che per poco non lo colpirono. L’esplosione provocata fu in grado di scaraventare un rullo di pietra a parecchi metri di distanza. Quello stesso anno, i Tedeschi aprirono dei varchi nei pilastri del ponte per farlo saltare con la dinamite.

Tuttavia i partigiani trasportarono le cariche a Staffarda, seppur con grande difficoltà, dato l’ingente peso delle casse, dove le bruciarono. I soldati, per trovare i colpevoli, rinchiusero nel bar tutti quelli che erano presenti in piazza, incluso l’allora parroco don Lorenzo Pronino. In seguito vennero liberati tutti quanti poiché un ragazzo disse loro che era stata opera dei ribelli. Nell’inverno del 1945, quando i nemici batterono in ritirata, cercarono invano di far brillare gli ordigni, tuttavia i detonatori erano stati fatti sparire da altri coraggiosi cardettesi ed il ponte fu salvo.

Il castello fu costruito all’inizio del XIII secolo dal Marchese Manfredi II di Saluzzo fu poi assediato e distrutto parzialmente il 15 Luglio 1552 dalle truppe francesi. La costruzione attuale conserva alcuni elementi architettonici del suo passato. Nella parte del cortile interno sono ancora presenti alcuni affreschi e finestre rinascimentali dalla cornice in cotto, sale affrescatecon scene di caccia, soffitti a cassettoni. Nel castello sono inoltre conservati vari ritratti dei discendenti della Famiglia dei Marchesi di Saluzzo. 

Il castello possiede ancora alcuni locali sotteranei che venivano usati come prigioni e una maestosa ghiacciaia dalla volta a cupola che era utilizzata dalla comunità per conservare la carne ed altri alimenti per lunghi periodi

L’esterno dell’edificio conserva il suo severo aspetto cinquecentesco. L’affresco posto sopra al portone d’ingresso presenta lo stemma dei Marchesi di San Germano, ultimi proprietari del castello a cui susseguì nel 1921 la proprietà della Parrocchia e successivamente la vendita a privati.

Le disposizioni di edificazione della chiesa nelle immediate vicinanze del Castello risalivano già al 1204 su iniziativa di Manfredo II di SaluzzoLa chiesa parrocchiale di Santa Caterina Vergine e Martire, completata nel 1324 dal Marchese Manfredo IV. Fu Manfredo VII a ottenere il titolo di “Collegiata” con bolla di papa Giulio II, il 16 luglio 1506, cinque anni prima della costituzione della Diocesi di Saluzzo.

Nel 1704, dopo le guerre tra Vittorio Amedeo II di Savoia e Luigi XIV che segnarono profondamente tutta l’area con saccheggi e distruzioni, l’edificio venne riedificato come input per la rinascita del territorio stesso su iniziativa del Marchese Carlo Emanuele Saluzzo- Miolans- SpinolaUna iscrizione sulla facciata indica la data di ultimazione dei lavori mentre tracce della precedente chiesa gotica sono rimaste con la sacrestia ed il campanile.

Al di sopra dell’ingresso, internamente, è presente una tribuna con organi. Internamente la navata è sormontata da una cupola, mentre oltre all’altare principale sono presenti altri 3 altari laterali. Le finestre riportano vetrate policrome che hanno la caratteristica di rischiarire le pareti.

Tra i numerosi affreschi superstiti del nucleo quattrocentesco spicca quello di Santa Caterina d’Alessandria e di San Cristoforo. Le raffigurazioni della Santa cui è dedicata la chiesa, già Collegiata, tornano in facciata, nell’Apoteosi dipinta nella volta, nei riquadri del presbiterio ad imitazione di grandi teleri.

L’apparato decorativo dell’edificio datato al 1878, fu invece opera di Giovanni Borgna.

Attraverso un passaggio a destra della balaustra, si accede ad una Cappella dell’Addolorata, costruita successivamente alla chiesa, dal Canonico M.Santena e ampliata dal Canonico L. Bollati. Al fondo del presbiterio si scorge una porta che conduce alla sacrestia, dove vi è un armadio databile 1711. La facciata intonacata in modo semplice è rivolta verso occidente, mentre a lato sorge il campanile costituito da una torre a pianta quadrata senza cuspide.

Fuori dal centro, la Cappella di San Rocco, protettore degli appestati, dei viandanti e degli animali, è immersa nel verde della campagna cardettese.

Il ponte di Cardè è il primo in cemento armato costruito sul Po con sistema Hennebique.

La struttura venne progettata e costruita dall’Impresa Ingegneri Giay Emilio ed Eugenio di Torino per sostituire la passerella in legno preesistente, perennemente danneggiata dalle piene stagionali, e per collegare Cardè alla frazione Ormea, a Barge e Villafranca Piemonte. In precedenza, le persone ed i carichi pesanti venivano traghettati da una sponda all’altra del fiume dal portolano, la cui figura sparì definitivamente nel 1915. I lavori per la sua realizzazione durarono da febbraio a dicembre 1914.

Il 6 ottobre 1919 l’onorevole Camillo Peano, il cui interessamento rese possibile la realizzazione della struttura, tenne un discorso durante la cerimonia di inaugurazione del ponte, ufficiata dal prevosto Lorenzo Pronino, alla presenza del sindaco Gaspare Bollati, dei consiglieri provinciali e dei rappresentanti dai comuni circonvicini.

In tutta la sua storia, il ponte rischiò molte volte di venir abbattuto. Nel settembre 1944, in piena guerra, alcuni cacciabombardieri americani lanciarono delle bombe che per poco non lo colpirono. L’esplosione provocata fu in grado di scaraventare un rullo di pietra a parecchi metri di distanza. Quello stesso anno, i Tedeschi aprirono dei varchi nei pilastri del ponte per farlo saltare con la dinamite.

Tuttavia i partigiani trasportarono le cariche a Staffarda, seppur con grande difficoltà, dato l’ingente peso delle casse, dove le bruciarono. I soldati, per trovare i colpevoli, rinchiusero nel bar tutti quelli che erano presenti in piazza, incluso l’allora parroco don Lorenzo Pronino. In seguito vennero liberati tutti quanti poiché un ragazzo disse loro che era stata opera dei ribelli. Nell’inverno del 1945, quando i nemici batterono in ritirata, cercarono invano di far brillare gli ordigni, tuttavia i detonatori erano stati fatti sparire da altri coraggiosi cardettesi ed il ponte fu salvo.

Il castello fu costruito all’inizio del XIII secolo dal Marchese Manfredi II di Saluzzo fu poi assediato e distrutto parzialmente il 15 Luglio 1552 dalle truppe francesi. La costruzione attuale conserva alcuni elementi architettonici del suo passato. Nella parte del cortile interno sono ancora presenti alcuni affreschi e finestre rinascimentali dalla cornice in cotto, sale affrescatecon scene di caccia, soffitti a cassettoni. Nel castello sono inoltre conservati vari ritratti dei discendenti della Famiglia dei Marchesi di Saluzzo. 

Il castello possiede ancora alcuni locali sotteranei che venivano usati come prigioni e una maestosa ghiacciaia dalla volta a cupola che era utilizzata dalla comunità per conservare la carne ed altri alimenti per lunghi periodi

L’esterno dell’edificio conserva il suo severo aspetto cinquecentesco. L’affresco posto sopra al portone d’ingresso presenta lo stemma dei Marchesi di San Germano, ultimi proprietari del castello a cui susseguì nel 1921 la proprietà della Parrocchia e successivamente la vendita a privati.

Le disposizioni di edificazione della chiesa nelle immediate vicinanze del Castello risalivano già al 1204 su iniziativa di Manfredo II di SaluzzoLa chiesa parrocchiale di Santa Caterina Vergine e Martire, completata nel 1324 dal Marchese Manfredo IV. Fu Manfredo VII a ottenere il titolo di “Collegiata” con bolla di papa Giulio II, il 16 luglio 1506, cinque anni prima della costituzione della Diocesi di Saluzzo.

Nel 1704, dopo le guerre tra Vittorio Amedeo II di Savoia e Luigi XIV che segnarono profondamente tutta l’area con saccheggi e distruzioni, l’edificio venne riedificato come input per la rinascita del territorio stesso su iniziativa del Marchese Carlo Emanuele Saluzzo- Miolans- SpinolaUna iscrizione sulla facciata indica la data di ultimazione dei lavori mentre tracce della precedente chiesa gotica sono rimaste con la sacrestia ed il campanile.

Al di sopra dell’ingresso, internamente, è presente una tribuna con organi. Internamente la navata è sormontata da una cupola, mentre oltre all’altare principale sono presenti altri 3 altari laterali. Le finestre riportano vetrate policrome che hanno la caratteristica di rischiarire le pareti.

Tra i numerosi affreschi superstiti del nucleo quattrocentesco spicca quello di Santa Caterina d’Alessandria e di San Cristoforo. Le raffigurazioni della Santa cui è dedicata la chiesa, già Collegiata, tornano in facciata, nell’Apoteosi dipinta nella volta, nei riquadri del presbiterio ad imitazione di grandi teleri.

L’apparato decorativo dell’edificio datato al 1878, fu invece opera di Giovanni Borgna.

Attraverso un passaggio a destra della balaustra, si accede ad una Cappella dell’Addolorata, costruita successivamente alla chiesa, dal Canonico M.Santena e ampliata dal Canonico L. Bollati. Al fondo del presbiterio si scorge una porta che conduce alla sacrestia, dove vi è un armadio databile 1711. La facciata intonacata in modo semplice è rivolta verso occidente, mentre a lato sorge il campanile costituito da una torre a pianta quadrata senza cuspide.

Realizzata nel corso del Seicento, la chiesa, nel centro urbano, si affaccia su Corso Vittorio Emanuele II, attraverso un sagrato rialzato. Su iniziativa della Parrocchia di Santa Caterina l’edificio è stato recentemente restaurato con interventi di risanamento e consolidamento strutturale. La facciata è decorata con graziose forme e rilievi, fregi e lesene mentre il campanile addossato a base quadrata presenta una muratura in mattoni a vista.
In stile neogotico lombardo, la cappella venne costruita a pianta greca nel 1879 su disegno del Marchese Scarampi di Villanova. L’edificio è la cappella funeraria della famiglia dei Marchesi di San Martino di San Germano, ultima casata dei signori di Cardè.

La famiglia è imparentata con i Ruffo di Calabria e la Regina del Belgio. Nel 1988 giunse in visita a Cardè la Regina del Belgio Paola di Liegi col marito Baldovino per partecipare al funerale del cognato Casimiro di San Martino di San Germano e nel settembre 2003 al funerale della sorella Maria Cristina, moglie di Casimiro.

Il santuario si erge nella tranquilla campagna a circa un chilometro dal paese e deve il suo nome dalla presenza di numerosi salici nella zona oppure da un’apparizione della Madonna su un salice. L’attuale costruzione risale al secolo XIX, si tratta di un piccolo edifici con un unico volume e forse semplici, secondo la tradizione costruttiva diffusa nel contesto rurale tra Ottocento e Novecento.

Frontalmente alla chiesa vi è un viale alberato le stazioni della Via Crucis indicate su piloni in pietra. La chiesa presenta frontalmente un portico di accesso, mentre nella parte retrostante ha un caseggiato. Entrando nel santuario al di sopra del portone si ha una tribuna lignea con accesso da una scala in legno.

Secondo il canonico Fedele Savio, il giorno del nome di Maria, visitando la chiesa, è concessa l’indulgenza plenaria

Percorsi per passeggiate immerse nel verde lungo il corso del fiume Po. Si possono scegliere diversi itinerari partendo dall’area attrezzata sotto il ponte sul Po, gestita dalla Associazione Amici del Po di Cardé. Amici del Po si occupa dell’organizzare manifestazioni escursioni, spettacoli e sport acquatici con l’obiettivo di promuovere il territorio fluviale e sensibilizzare al rispetto della sua biosfera.
Realizzata nel corso del Seicento, la chiesa, nel centro urbano, si affaccia su Corso Vittorio Emanuele II, attraverso un sagrato rialzato. Su iniziativa della Parrocchia di Santa Caterina l’edificio è stato recentemente restaurato con interventi di risanamento e consolidamento strutturale. La facciata è decorata con graziose forme e rilievi, fregi e lesene mentre il campanile addossato a base quadrata presenta una muratura in mattoni a vista.
In stile neogotico lombardo, la cappella venne costruita a pianta greca nel 1879 su disegno del Marchese Scarampi di Villanova. L’edificio è la cappella funeraria della famiglia dei Marchesi di San Martino di San Germano, ultima casata dei signori di Cardè.

La famiglia è imparentata con i Ruffo di Calabria e la Regina del Belgio. Nel 1988 giunse in visita a Cardè la Regina del Belgio Paola di Liegi col marito Baldovino per partecipare al funerale del cognato Casimiro di San Martino di San Germano e nel settembre 2003 al funerale della sorella Maria Cristina, moglie di Casimiro.

Il santuario si erge nella tranquilla campagna a circa un chilometro dal paese e deve il suo nome dalla presenza di numerosi salici nella zona oppure da un’apparizione della Madonna su un salice. L’attuale costruzione risale al secolo XIX, si tratta di un piccolo edifici con un unico volume e forse semplici, secondo la tradizione costruttiva diffusa nel contesto rurale tra Ottocento e Novecento.

Frontalmente alla chiesa vi è un viale alberato le stazioni della Via Crucis indicate su piloni in pietra. La chiesa presenta frontalmente un portico di accesso, mentre nella parte retrostante ha un caseggiato. Entrando nel santuario al di sopra del portone si ha una tribuna lignea con accesso da una scala in legno.

Secondo il canonico Fedele Savio, il giorno del nome di Maria, visitando la chiesa, è concessa l’indulgenza plenaria

Percorsi per passeggiate immerse nel verde lungo il corso del fiume Po. Si possono scegliere diversi itinerari partendo dall’area attrezzata sotto il ponte sul Po, gestita dalla Associazione Amici del Po di Cardé. Amici del Po si occupa dell’organizzare manifestazioni escursioni, spettacoli e sport acquatici con l’obiettivo di promuovere il territorio fluviale e sensibilizzare al rispetto della sua biosfera.